giovedì 24 gennaio 2013

Se in casa c'è il geotermico, la bolletta cala del 70%

Si allarga la produzione ecologica di energia termica nelle città. La geotermia, dopo decenni di stasi, sta conoscendo una stagione di rilancio nei nuovi sviluppi immobiliari. Trivellare in Italia può costare fino a un milione di euro per ogni chilometro di profondità del pozzo e c'è il rischio di trovare una risorsa inutilizzabile o insufficiente. Eppure costruttori e progettisti credono lo stesso in questa fonte rinnovabile, perché i vantaggi in bolletta sono elevati. Tre sono le finalità della geotermia (quella più diffusa, «a bassa entalpia») in ambito residenziale: il riscaldamento, il raffrescamento e la produzione di acqua calda. Alcune sonde attingono dal serbatoio termico del sottosuolo (da 5 fino a 100 metri di profondità) e, nelle cantine dell'edificio, le pompe di calore alimentate da energia elettrica trattengono il caldo, lo trasformano e lo diffondono negli appartamenti.
 Rispetto alla sua naturale disponibilità in tutto il Paese e alle potenzialità di sfruttamento, la geotermia ancora non è così diffusa in Italia: il conto energia e il bonus del 55% per l'efficienza energetica finora hanno incentivato soprattutto altri interventi, come il fotovoltaico e la sostituzione di infissi e caldaie; gli iter autorizzativi per trivellare non sono conosciuti né omogenei (a volte basta il silenzio-assenso, alcuni enti locali chiedono una tassa una tantum per lo sfruttamento dell'energia, in altri casi serve l'autorizzazione dell'ente per la gestione delle acque sotterranee).

E la difficoltà di trovare installatori qualificati ha favorito il solare termico. Ora finalmente è entrato in vigore il Conto termico, atteso per oltre un anno dagli operatori, che introduce un meccanismo di finanziamento specifico per il settore. Rispetto al bonus del 55% (che resterà in vita, salvo sorprese, fino al 30 giugno per poi scalare al 36%) non offre una detrazione fiscale ma – tramite il Gestore dei servizi energetici (Gse) – elargisce direttamente sul conto corrente un contributo in rate annuali uguali per 2 o 5 anni, a seconda del tipo di intervento (vedi Casa24 Plus del 17 gennaio). Anche grazie a questa novità, vivere in un edificio geotermico sarà sempre più frequente. Secondo l'ultimo rapporto sui comuni rinnovabili di Legambiente, già dal 2006 la crescita degli impianti è stata impressionante: si è passati dai cinque comuni toscani dove era una realtà già a inizio Novecento ai 334 impianti censiti a fine del 2012. Solo l'anno scorso le installazioni sono cresciute più del 37%, in particolare al Centro-Nord. In media l'investimento iniziale per realizzare un impianto geotermico è recuperabile in un lasso di tempo tra i 6 e i 10 anni, a seconda dell'impianto e degli incentivi ottenuti.

Riscaldare una casa con la geotermia costa annualmente anche la metà rispetto a usare una caldaia a metano e l'integrazione con altre fonti rinnovabili (fotovoltaico o solare termico) può aiutare ad alimentare o integrare le pompe di calore: in questo caso i risparmi in bolletta arrivano fino al 70%, senza contare la riduzione dei gas inquinanti in atmosfera. Nel 2010, ad esempio, ad Asti sono stati installati due impianti geotermici a servizio di due palazzine in classe energetica A+ da 17 appartamenti ciascuna, con potenza termica di circa 140 kW totali e integrati con un impianto fotovoltaico e un sistema di recupero dell'acqua tramite serbatoio collocato nel sottotetto: il rientro dell'investimento è stato stimato in 5 anni, con un risparmio di 81 tonnellate di CO2 in atmosfera l'anno.

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