venerdì 21 gennaio 2011

Nel 2020 non ci sarà cibo per tutti


Gia' nel 2020 il mondo potrebbe non riuscire a produrre abbastanza cibo per tutti, a causa dell'aumento della popolazione e degli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole. Lo afferma uno studio dell'ong statunitense Universal ecological fund, che ha combinato le proiezioni sulle temperature dell'Ipcc con i dati disponibili sulle produzioni mondiali.

Secondo i risultati dello studio, che parte dalla stima di un aumento di 2,4 gradi della temperatura media entro i prossimi dieci anni, alla popolazione che diventera' di 7,8 miliardi di persone verra' a mancare il 14% del grano, l'11% del riso e il 9% del mais, mentre le uniche produzioni che beneficeranno dei climi piu' caldi saranno quelle di soia. Per il solo grano, a esempio, ci sara' un deficit di produzione di almeno 109 milioni di tonnellate, che potrebbe spingere i prezzi in alto di almeno il 20%.

L'area del Mediterraneo risultera' una delle piu' colpite dal calo delle produzioni, che arrivera' al 10% soprattutto a causa delle minori precipitazioni, mentre il nord Europa risultera' avvantaggiato dai cambiamenti climatici. Al di fuori del continente tutti i maggiori produttori agricoli mondiali subiranno delle perdite.

Il rapporto individua alcune azioni da intraprendere per contrastare questi fenomeni. Oltre alla riduzione delle emissioni, per cercare di contrastare l'aumento della temperatura, secondo gli esperti e' necessario cambiare le diete delle varie popolazioni del mondo, spostandole verso produzioni piu' resistenti al caldo e verso fonti di proteine, come i legumi, piu' sostenibili rispetto alle altre. "Il prezzo dell'inazione potrebbe essere altissimo - sottolinea Liliana Hisas, autrice del Rapporto - non solo per le future generazioni, ma anche per questa".

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