Una notizia importante, passata forse troppo in sordina: dei ricercatori americani avrebbero trovato un modo per estrarre a costi ragionevoli l’azoto dall’atmosfera.
Qualcuno si chiederà a cosa potrebbe servire l’azoto. A parte eventuali usi industriali, si tratta di un elemento fondamentale nella creazione di concimi agricoli. Abbassare i costi della produzione di fertilizzanti, vorrebbe dire ridurre i costi di tutta la catena economica nella produzione delle derrate. Anche se sappiamo bene che nel settore, molti problemi dipendono da fattori secondari e che il prezzo finale si determina spesso a partire da mediazioni successive. Inoltre, in questo modo si potrebbero fertilizzare i terreni senza ricorrere a additivi chimici, spesso particolarmente dannosi per l’ambiente.
Sarebbe, quindi, un ottimo strumento in più, per quanto non risolutivo, per combattere la fame del mondo e inquinare di meno.
Ma come funziona il metodo inventato dal professor Edward Cocking? Semplicemente prende spunto da un’idea di madre natura. Infatti, le piante di legumi (le fave, i piselli, i ceci, ecc.) fissano l’azoto dell’atmosfera alle loro radici. È il principio che faceva funzionare la rotazione delle piantagioni, ovvero dell’alternativa più tradizionale all’uso dei concimi: alternare alla coltivazione di piante impoverenti come il grano, quella di legumi, che al contrario arricchiscono il terreno.
Inserendo dei particolari batteri nelle radici di altre piante, si riesce ora a far sì che tali microrganismi ricreino le stesse situazioni che avvengono normalmente nelle radici delle leguminose.
In tal modo, la concimazione avviene nella forma più naturale possibile e a costi contenuti. Se il metodo così descritto manterrà le sue promesse, potrebbe davvero avere un impatto importante sul futuro dell’agricoltura.
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